Vorrei rendere omaggio al prof. GIULIANO LENCI, medico storico e politico, scomparso a 92 anni il 29 dicembre, riportando una parte dell’introduzione che  scrisse per il nostro volume “Padova e la Grande Guerra” dopo averlo letto e corretto per intero. Un testo in cui  traspare il suo amore per la sua città adottiva, Padova, e per il recupero della memoria storica di quell’evento triste ma allo stesso tempo di straordinaria importanza per le nostre popolazioni che fu la prima guerra mondiale.

“Padova è una di quelle straordinarie città che per la loro millenaria esistenza offrono una stratificazione di memorie storiche che in rapida sintesi una guida turistica riesce difficilmente a delineare: una storia, antica e moderna, alla quale i padovani, in prima linea, sono attratti, non senza un sentimento di orgogliosa compartecipazione e più spesso con diverse predilezioni, sia l’epoca romana o comunale o dei Carraresi o dell’assedio del 1509 con la conseguente costruzione delle mura cinquecentesche o dei fatti del Risorgimento o sia, infine, ai nostri giorni, il travaglio delle due guerre mondiali e della Resistenza.

La Grande guerra ha mantenuto un elevato interesse soprattutto per gli eventi occorsi dopo la ritirata di Caporetto, quando Padova diventò la «Capitale al fronte». Un interesse accentuato in alcune ricorrenze come la presente, nel 90° anniversario della resa incondizionata del secolare impero Asburgico nella villa Giusti, alla Mandria, nella estrema periferia di Padova lungo la via per Abano Terme. Un luogo, quindi, lontano dalla concentrazione monumentale e tale da dimostrare che le memorie non sono sempre limitate al centro cittadino ma che ancora vivono e possono giustamente essere evidenziate, ciò che in realtà sta fortunatamente accadendo, per autonoma attività dei quartieri.  (…)

Questo «percorso sui luoghi storici» di Padova nella Grande guerra ha recuperato quanto una storiografia piuttosto abbondante ha dedicato alla posizione della città e in parte alla sua provincia negli ultimi decenni. Ma in realtà ogni saggio finora prodotto, compreso quelli del 1980 su «Padova capitale al fronte», hanno ogni volta trovato importante materia conoscitiva in quel grosso volume «Padova nella Guerra, (1915-1918)», edito dalla Libreria editrice A. Draghi di G. Randi nel 1933, il cui autore, Guido Solitro, diventerà podestà di Padova nel 1935.

Nella Premessa del suo libro Guido Solitro richiama un problema ancora aperto e ormai di impossibile soluzione per scadenza dei termini: quello del riconoscimento di una onorificenza alla città adeguata al reale contributo da essa offerto. Venne in verità concessa una medaglia comunque espressiva, la Croce di Guerra, quella che ancora compare sul gonfalone comunale, ma non certo tale da esprimere in sufficiente misura quel che Padova aveva dato con le sue molteplici attività patriottiche e di solidarietà, con il sostegno in tempi difficilissimi ai comandi militari, con l’elevato numero di vittime ai bombardamenti aerei, triste preludio a quelli della Seconda guerra mondiale: una perdita di civili che nessun’altra città d’Italia ebbe a subire nel corso della Grande Guerra nello stesso numero.

Di questo modesto riconoscimento Guido Solitro avanza una spiegazione personale, riferendosi «a questa Padova che ha nascoste le sue benemerenze tanto che pochi le conoscono nella loro interezza, o soltanto per la parte avutavi da ciascuno, mentre sono completamente ignorate dalla generazione che sorge» (e siamo nel 1933, in regime fascista!). (…)

Questo libro (…) per la sua parte rende giustizia alla verità storica di un doloroso ed eroico tratto della storia di Padova che ha dato ragione, per la sua sede dell’armistizio, di un titolo altamente onorifico, non solo di acquisita vittoria di una tremenda guerra, ma di quello che allora, dopo la guerra, fu inteso nelle speranze dei popoli: «Padova, Città della pace»”.

Giuliano Lenci