È scritto a matita e su moduli per intercettazioni, retro di lettere, fogli di fortuna, il diario di prigionia del soldato semplice Cesare Furlanetto, nella vita mezzadro, fatto prigioniero nelle isole greche e internato in Germania dal settembre del 1943 alla primavera del 1945 per avere rifiutato l’arruolamento tra le forze armate nazifasciste. Diventerà un I.M.I., uno degli scomodi, invisibili, dimenticati Internati Militari Italiani.
Più appunti che diario, i fogli ingialliti sono stati ritrovati tenuti assieme da un elastico: non ricordi ma parole scritte in tempo reale, giorno per giorno, senza il filtro del tempo e del sapere già come andrà a finire, e per questo ancora più preziose. Ordinate e trascritte dal nipote Stefano, offrono uno spaccato semplice, quotidiano, quasi ingenuo e quindi persino più crudo di un periodo storico e di avvenimenti da non dimenticare: il viaggio stipati nelle tradotte, la vita del campo, i lavori forzati, i compagni di prigionia, i bombardamenti, fame, freddo, botte, malattie, il crollo del Terzo Reich, aggrappato solo alla fede in Dio e alla speranza di riabbracciare la propria famiglia.
Stefano è riuscito a rintracciare tutti i familiari dei soldati italiani che il nonno ha citato con nome completo nel diario: di ognuno è pubblicata una breve biografia. Ma la ricerca continua, con l’idea di una pubblicazione ancora più vasta sui campi di internamento militare degli italiani in Germania.
Cesare Furlanetto
Diario sulla mia prigionia
A cura di Stefano Furlanetto
Tracciati editore, 2021
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