È una delle più importanti esposizioni sul mondo dell’automobilismo in Italia e nel 2016, anno in cui l’Unesco ha riconosciuto il motorismo storico come patrimonio dell’umanità, compie 25 anni: è il Museo dell’automobile Bonfanti-Vimar. Ha sede a Romano d’Ezzelino, in provincia di Vicenza e a due passi da Bassano del Grappa, ed è un punto di riferimento per gli appassionati, anche perché da vent’anni organizza corsi per il restauro di veicoli d’epoca. A fondarlo fu un gruppo di appassionati, che costituirono una fondazione poi riconosciuta dalla Regione Veneto.
Per vent’anni, dal 1999, le esposizioni cambiavano ogni sei mesi, tanto che il museo ha al suo attivo oltre 40 mostre tematiche; per le continue proposte culturali gli fu stato assegnato cinque volte il trofeo di miglior museo europeo della motorizzazione. Dal 2011, in previsione del trasferimento, per ora rinviato, in una ben più ampia sede museale prevista nel centro storico di Bassano del Grappa, fu realizzata invece l’attuale e stabile mostra dal titolo “Galleria del motorismo, mobilità e ingegno veneto”, dedicata a Giannino Marzotto, grande sostenitore del museo e vincitore di due Mille Miglia nel 1950 e ’53. Si tratta di una rassegna dell’eccellenza veneta in tema di motori e trasporti, tra primati, innovazioni, auto, vicende, piloti, personaggi, artigiani e scienziati, in un numero impressionante e stupefacente, che forse solo il Veneto può vantare.
«Esistono musei zeppi di belle auto – disse a suo tempo il precedente presidente, Nino Balestra, presentando la galleria – ma nessuno che possa competere con quanto il Bonfanti-Vimar può raccontare al visitatore, perché questa regione è ricca non solo di arte e natura, ma anche della storia tecnica che si perde nella notte dei tempi».
La galleria parte infatti dal 1104 con l’Arsenale di Venezia, precursore delle moderne fabbriche a catena di montaggio; mostra poi, tra le tante cose, le prime sospensioni ideate dal veneziano Fausto Verantio nel 1595 con due molle «fatte a guisa di quelle per pigliar carboni». A fine Ottocento compare il primo modello di motore a scoppio brevettato da Enrico Bernardi, scienziato di cui il museo presenta una copia autorizzata della vetturetta a tre ruote del 1894 conservata all’Università di Padova. E come dimenticare le gesta della contessa Albrizzi, prima donna pilota al mondo(1899), o del conte da Schio, che fece volare il primo dirigibile italiano nel 1905?
Il museo conserva anche la più antica patente di guida esistente in Italia, appartenente al bassanese Berti (1906). E poi tante storie, come quelle dei piloti veneti Sandro Munari di Cavarzere, del bassanese Miki Biasion, di Luca Badoer. Ci sono anche una Ferrari elaborata dalla padovana Michelotto, una precocissima auto elettrica ideata da Angelo Dalle Molle (inventore del Cynar) e le vetture usate dal fotografo Cesare Gerolimetto nei suoi viaggi intorno al mondo. Non solo auto: dal velocipede alla bici elettrica alle moto. È esposto anche il “libratore” (1933) costruito dal solagnese Aldo Bellò, precursore del volo libero.
«Ma qui possiamo esporre solo un decimo della collezione completa », rivela l’attuale presidente, Massimo Vallotto, che auspica di avere presto a disposizione la nuova e prestigiosa sede, che sarà condivisa con alcune collezioni naturalistiche bassanesi in una sorta di dialogo natura-tecnologia.
Accanto al museo è venuta crescendo anche l’attività formativa: i corsi per restauratori per auto e moto d’epoca vengono proposti due volte l’anno e sono uno dei fiori all’occhiello della Fondazione, richiesti da appassionati e professionisti di tutta Italia e con il patrocinio dell’Automoto Club Storico Italiano. Vi è un corso base per restauratori di auto e moto d’epoca, teorico e rivolto a vuole approcciarsi alla tecnica del restauro, apprendendo nozioni indispensabili sulla tecnica della carrozzeria e della meccanica. Vi sono poi il corso avanzato, rivolto più agli aspetti pratici, e corsi tematici che prendono in esame alcuni aspetti o particolari marche tra le più apprezzate tra gli appassionati delle vetture d’epoca.
Il museo è aperto tutti i giorni tranne il lunedì, con ingresso a pagamento. Per informazioni: tel. 0424 513690, www.museobonfanti.veneto.it.
(Questo articolo è stato pubblicato con lievi variazioni su La Difesa del Popolo del 24 luglio 2016).