“Romana Delicia – Il piacere del cibo nel mondo romano”: questo il nome del suggestivo evento ideato dall’Associazione Montegrotto Terme Shops e allestito presso gli scavi archeologici di Montegrotto Terme venerdì 28 agosto 2015.
La splendida cornice, illuminata da ceri e allietata da un sottofondo di arpe, flauti e trombe dei musicisti del Conservatorio Pollini di Padova, è stata vivacizzata da alcuni teatranti e danzatrici in rigoroso costume romano. Ma il vero cuore della serata è stato il cibo: un tentativo, in gran parte riuscito, di accompagnare in un salto nel passato gli oltre 200 partecipanti che hanno gustato piatti ispirati alle ricette di quell’Apicio, gourmet imperiale di cui raccontano Seneca e Tacito, vissuto durante l’impero di Tiberio, seguendo ove possibile le indicazioni lasciate nel “De Re Coquinaria”.
I piatti sono stati realizzati da Serafino Baù, patron della tauriliana “Enoteca San Daniele”, e sono stati accompagnati da vini rigorosamente dei Colli Euganei grazie alla collaborazione con la Strada del vino dei Colli Euganei e le aziende Parco del Venda, La Roccola, Villa Alessi, Salvan e Il Mottolo. In questo percorso i commensali sono stati accompagnati, in un percorso itinerante lungo gli scavi, dai racconti degli archeologi dell’Associazione Lapis che di norma gestiscono le visite ai tre siti archeologici di Montegrotto Terme.
I presenti hanno quindi potuto avere un’idea, per una sera, dei fastosi dei banchetti romani di quell’epoca imperiale che, già allora, amava oziare e godere del benessere delle terme e, in particolare, ben conosceva le virtù terapeutiche di quelle euganee.
Al di là della riuscita della serata, credo importante essere riusciti a riportare al centro dell’attenzione sia questo sito archeologico, meritevole di valorizzazione, sia l’operazione di recuperare menù dell’antica Roma non solo come una curiosità, ma per capire l’evoluzione della nostra cucina e dei nostri gusti, nonché l’utilizzo degli ingredienti che già allora poteva offrire il territorio, dal farro all’olio di oliva, e quelli che ancora non c’erano (come patate e pomodori, fondamentali nei menù della “dieta mediterranea” odierna ma sconosciuti agli antichi romani).