Andava a comporre palazzi e marciapiedi di Venezia la trachite dei Colli Euganei. A trasportarla erano i “burci”, le tipiche imbarcazioni lunghe e capienti che solcavano i placidi canali dell’entroterra veneto. E ai burci è dedicato il Museo della Navigazione fluviale di Battaglia Terme, dove non sarà raro incontrare uno degli ultimi “barcàri”, Riccardo Cappellozza, intento a raccontare a scolaresche o semplici appassionati i propri ricordi di un mondo che fu, quello della civiltà d’acqua vanto della Repubblica veneta.
Il museo, aperto negli anni Novanta del ’900, è il primo in Italia dedicato alla navigazione interna, ovvero al trasporto di merci e persone lungo i corsi d’acqua. Un’attività fondamentale nella pianura Padana ma soprattutto nel territorio veneto, dove una rete capillare di canali permetteva di raggiungere, da Venezia, quasi ogni località della terraferma dove recuperare ogni sorta di merce, dai prodotti della terra alle pietre da costruzione alla seta e altri filati per l’industria manifatturiera. E, naturalmente, grazie ai canali, più sicuri delle strade polverose e malfamate, i nobili potevano raggiungere le loro sontuose ville. Purtroppo l’Italia del boom economico dimenticò colpevolmente questo mezzo di trasporto e, con esso la manutenzione della rete navigabile: oggi recuperare quanto perduto sembra un’ardua impresa. Se Cappellozza però è riuscito a dare vita al suo museo, forse si potrà anche ritornare a vedere chiatte e barconi solcare fiumi e canali (e idrovie?) con a bordo i barcàri del Duemila…
Cappellozza non era uno “studiato”, perché, a differenza dei fratelli, fin da ragazzo dovette aiutare il padre nel difficile mestiere del barcàro. E se ne innamorò. «Un buon barcàro doveva conoscere cento mestieri – ama dire – perché oltre a navigare doveva saper cucinare, fare le pulizie, riparare quello che si rompeva». Per lui, quello era il mestiere più bello del mondo, faticoso sì, ma di una fatica che non pesava per nulla. «Con queste barche – ricorda – risalivamo la campagna e si andava, fattoria per fattoria, a caricare il grano da portare al mulino Stucchi di Venezia… C’era l’epoca della campagna del grano, ma anche delle barbabietole, oppure si caricava il carbone per gli zuccherifici».
Il suo paese era ed è Battaglia Terme e il canale omonimo, realizzato dai padovani tra il 1189 e il 1201: il secondo canale artificiale in Europa dopo il Naviglio milanese. Un canale originale, più che scavato, “alzato”: è infatti una sorta di fiume pensile che giunge da Padova, dove si stacca dal Bacchiglione, e proprio a Battaglia le sue acque, che qui incontrano quelle del canale Bisatto proveniente da Este, fanno un salto di oltre 7 metri per dare origine al canale Vigenzone, che scorre verso est per tornare a gettarsi, a Bovolenta, nel Bacchiglione e, tramite questo, arrivare a Chioggia. Era l’autostrada direttissima per Venezia solcata dai camion del tempo, i burci.
«Nel ’400 a Battaglia passavano venti barche al dì – spiega Cappellozza – e nel ’500 erano oltre trenta. Attraverso i canali consorziali le barche più piccole portavano le pietre tagliate dal colle di Lispida: qui venivano caricate sui burci più grandi che sostavano nel porto di Battaglia, uno dei più importanti porti interni della Serenissima”.
Del museo non è necessario raccontare molto dopo quanto scritto, il consiglio è di visitarlo: basta sapere che conserva oltre mille pezzi, in parte di proprietà dello stesso Cappellozza e da lui restaurati, altri donati da ex barcari o dai loro discendenti. Alcuni sono di grande pregio, altri curiosi, come il timone altro 4,50 m della barca Spes e un argano recuperato da un cantiere nei pressi della Specola di Padova. Vi sono poi circa seimila fotografie e modellini di barche e di opere fluviali come le conche di navigazione. Nel cortile esterno sono esposte alcune imbarcazioni (carlina, mascareta, gondola, burci vari). Il museo offre, su prenotazione, laboratori didattici per le scuole ma anche diverse attività escursionistiche con imbarcazioni tradizionali.
Per conoscere il Museo della Navigazione fluviale di Battaglia Terme e sapere quando è aperto (di norma il sabato e la domenica) si può visitare il sito www.museonavigazione.eu